In Svizzera la popolazione invecchia e i giovani se ne vanno. È un adagio che ormai sentiamo sempre più spesso quando si parla di lavoro e Ticino, dove diverse concause contribuiscono a creare un quadro sempre più problematico per le aziende del territorio.
Quali sono le cause del calo demografico?
Il calo della natalità è una causa rilevante, ma la principale è forse la gestione delle risorse nel mondo del lavoro.
Da un lato infatti assistiamo alla maggiore mobilità da parte dei giovani del Ticino, che partono più volentieri per andare oltre San Gottardo in cerca di esperienze e opportunità di studio.
Dall’altro il saldo migratorio rimane sfavorevole, con sempre meno lavoratori che si trasferiscono nel territorio cantonale. Un’inversione di tendenza che a tratti può sembrare inspiegabile, considerando che nelle aziende locali non si interrompe certo la produttività, anche se diventa per loro sempre più difficile reperire determinate professionalità.
A differenza del passato, dove l’emigrante conservava una forte nostalgia di casa e un desiderio di tornare, un giorno, i giovani lavoratori del Ticino oggi tendono a rimanere sempre più all'infuori dei confini nazionali.
La fuga dei giovani ticinesi dal lavoro in Ticino
In questo servizio di RSI (RadioTelevisione della Svizzera Italiana) vengono presentate alcune esperienze concrete di giovani ticinesi emigrati.
Abbiamo Linda, 32 anni, che vive a Zurigo. Nata e cresciuta a Lugano, ha proseguito fino al liceo, poi per 4 anni ha vissuto a Lucerna. Dopo due anni all’estero, si è trasferita a vivere a Zurigo, dove si è creata una famiglia e dove afferma di aver intenzione di vivere.
C’è poi Alessio, 21 anni, che lavora come assicuratore a Losanna, città che secondo lui offre molteplici attrattive.
È ascoltando le loro esperienze che si ricava una conclusione: il problema non è l’offerta lavorativa limitata, ma piuttosto la ricerca di un quid di benessere e di prestigio, che comprende a sua volta una necessità di sentirsi compatibili con le professioni "a casa propria".
Per dirla con le parole di Amos Speranza, ricercatore SUPSI che analizza il fenomeno dello spopolamento del Ticino:
“L’impressione è che non ci sia necessariamente una percezione di limitatezza dell’offerta formativa in Ticino, quanto piuttosto che si tenda a valorizzare l’uscire dalle mura cantonali per fare esperienza di vita all’estero”.
Si sa: chi studia all’estero spesso rimane anche a lavorarci, complice la migliore rete di contatti che si tende a costituire all’interno di un determinato territorio. Il Ticino è forse l'ideale come meta d'arrivo finale, a carriera avviata e a fronte di una certa stabilità famigliare.
Il lavoro in Ticino aumenta e non si trovano lavoratori
L'accresciuta tendenza alla mobilità dei giovani ticinesi porta a un’emorragia che - calcolando il saldo tra partenze e arrivi - porta via dal Ticino circa 700 giovani all’anno.
Come emerge dalla fotografia del 2020 a cura dell’Istituto di Statistica Federale, nella fascia d’età tra i 20 e i 39 anni la presenza demografica di ticinesi si restringe notevolmente a favore delle categorie dei lavoratori frontalieri e dei domiciliati (persone che sono immigrate da altri Stati per lavorare).
Gli autoctoni sono 46,6%, a fronte del 23,1% di domiciliati e del 30,3% di frontalieri.
Mentre gli economisti già paventano gli incrementi di spesa pubblica per la sanità della popolazione anziana, gli imprenditori si chiedono come rendere il lavoro in Ticino più attrattivo.
Già gli stipendi sono più elevati della media italiana e la qualità della vita è alta, considerando l’ottima qualità dei servizi collocata in un contesto con forti tratti naturalistici.
Migliorare la formazione lavorativa dei giovani
Una delle soluzioni proposte da Emanuele Carpanzano - direttore centro di ricerca SUPSI - è quella di “formare i giovani perché abbiano una migliore preparazione per rispondere al meglio alle aziende”.
Nella pratica, i centri di ricerca come il SUPSI investono in nuove tecnologie capaci di generare ulteriore attrattiva professionale per i giovani ticinesi emigranti.
D’altra parte, stanno nascendo alcune realtà digitali che mirano da un lato a colmare il divario culturale e formativo tra giovani e imprese, dall’altro a favorire l’occupazione sul territorio.
uWISE e il lavoro in Ticino
Un esempio è la piattaforma uWISE: un portale che consente a neolaureati e studenti di creare un profilo online e di venire selezionati in modo diretto dalle aziende territoriali.
La novità di sistemi come questo è quella di mettere in contatto la domanda con l’offerta, ma non solo: in questo modo gli studenti di ogni provenienza vedono più da vicino la realtà aziendale, e hanno un percorso d’ingresso facilitato nel mondo del lavoro, che consente loro di percepire una maggiore attrattiva anche dal territorio ticinese.
La ricaduta sociale è molteplice. Non solo più manodopera alle aziende che la cercano affannosamente, non solo maggiori opportunità per i giovani di toccare con mano il mondo del lavoro, ma anche la messa in rete di competenze nuove e aggiornate.
A differenza di qualsiasi altro portale di ricerca di lavoro, uWISE promuove il lavoro freelance, in un contesto di gig economy che potrebbe conferire alla posizione lavorativa quella flessibilità e quel prestigio che per i giovani costituisce un inevitabile valore aggiunto.
Per le zone soggette a calo demografico, come molti Comuni del Ticino, sono queste le tecnologie da adottare per contrastare attivamente il calo demografico.