3 consigli per diventare un professionista di successo - anche da studente!

Siamo d'accordo che il mondo della consulenza sia variegato. Capita comunque molto spesso che per qualcuno diventare consulente sia un obiettivo di carriera. Perché la consulenza, più che un settore, è una modalità di lavoro che prevede l'immersione quasi totale in un progetto e poi l'emersione, lasciando il proprio cliente libero di muoversi in autonomia.

Questa è chiaramente una descrizione parziale ma corrisponde pressappoco all'immagine comune che molti coltivano del ruolo di consulente.

In realtà per diventare un buon consulente in qualsiasi ambito servono alcune attitudini e alcune nozioni di base che sono imprescindibili non solo per far carriera ma anche per dare un beneficio reale ai propri clienti e assistiti.

Vuoi scoprire quali sono queste caratteristiche “universali” del buon consulente? Noi ne abbiamo raccolte tre, secondo noi imprescindibili.

Vediamole insieme. 

1) Preparazione accademica

Un buon consulente non può prescindere dalla preparazione accademica in senso ampio. Preparazione può significare aver conseguito una laurea in economia, in giurisprudenza, in marketing o altro, oppure un master o un corso professionalizzante, oppure aver maturato delle hard skill in proprio, studiando su manuali o da professionisti del settore. 

Qualsiasi sia il caso, bisogna sapere per poter insegnare. Bisogna quindi avere delle reali conoscenze di settore per poter guidare il cliente verso l'autorealizzazione. 

Non basta però la teoria; è necessario anche conoscere il tessuto imprenditoriale o commerciale al quale ci si rivolge, oltre a conoscere le necessità che hanno le aziende, i loro pain e le loro necessità, e capire quanto margine di manovra hanno per quanto riguarda il budget e quanta innovazione sono disposti ad accettare e a mantenere nel tempo.

2) Soft skill

Oltre alla conoscenza teorica è necessario un discreto bagaglio di soft skill. Sono in molti a menzionarle, ma per ogni ambito lavorativo le soft skill hanno dei confini tracciati in modo diverso.

Per quanto riguarda la consulenza, si tratta non solo di sapersi interfacciare correttamente con il cliente, ma anche di riuscire a lavorare bene in gruppo. Una soft skill è anche la capacità di interpretare un’esigenza del cliente che cambia, oppure una sua idea che si modifica e si sviluppa nel corso del Lavoro, il che richiede di adeguare la propria consulenza di conseguenza. 

Sviluppare queste soft skill è un passaggio naturale quando si ha un certo numero di anni di esperienza in azienda, oppure quando si è lavorato “dall'altra parte” (in questo caso, quando da impiegato o da manager si è ricevuta una consulenza).

Oltre all'esperienza però è importante rimanere permeabili a quella che è la situazione del cliente. In sostanza, bisogna sviluppare le abilità comunicative sufficienti a interpretare le richieste che magari non vengono espresse, ma che emergeranno in corso d'opera.

Un'ultima soft skill è la lungimiranza. Da sempre una caratteristica del buon consulente, che per ogni consiglio o raccomandazione immagina sempre ogni tipo di ricaduta, la lungimiranza prevede di chiedere costantemente un riscontro al cliente, per poter eventualmente aggiustare il tiro o considerare un'ipotesi diversa o più complessa alla consulenza successiva.

3) Assertività

Lavorare sull’assertività è importante, soprattutto per chi è molto giovane, oppure studente, oppure ha un carattere naturalmente non troppo autorevole.

È fondamentale che un consulente cerchi di incrementare la propria fermezza e decisione (potrebbe essere questa una buona traduzione di “assertività”) per la buona riuscita del proprio percorso di consulenza.

Il consulente assertivo non è autoritario, è autorevole, non si sbilancia ed è sicuro che ciò che dice costituisca un valore aggiunto per l’azienda.

L'unica passione che mostra è l'entusiasmo per il progetto. 

Il consulente assertivo è inoltre in grado di sembrare un consulente, oltre che essere un consulente. Capita spesso infatti - nel mondo del consulting - che il cliente decida per conto proprio, seguendo i consigli ricevuti parzialmente o secondo le proprie priorità (come a volte è legittimo che accada). Non è possibile scongiurare questa eventualità, ma se il consulente è sufficientemente assertivo da sembrare titolato a dare dei consigli validi, allora è più probabile che il cliente segua i consigli con fiducia e poi verifichi nella pratica l'efficacia dei consigli.

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